Principi e Caratteristiche

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Le principali caratteristiche delle missioni al popolo sono:

– l’annuncio kerigmatico della Persona di Gesù e della sua salvezza offerta a ciascuno, in un contesto di incontro, ascolto, dialogo con le persone;

– l’ itineranza, che porta a incontrare le persone nel loro ambiente di vita quotidiana: casa, lavoro mercato, la strada, scuole, istituzioni pubbliche, ospedale…;

– il carattere popolare: l’incontro e l’annuncio a tutte le categorie di persone e all’intera comunità, coinvolgendo tutto il paese, gli abitanti e l’opinione pubblica, con particolare attenzione alle caratteristiche socio-culturali del territorio.

• E’ un segno importante che l’équipe evangelizzatrice sia aperta, cioè non sia formato solamente di frati e suore ma comprenda anche la presenza e la testimonianza di laici, delle coppie, alcuni giovani.

• La preparazione alla missione è sommamente importante perché costituisce una condizione fondamentale per il buon esito della missione. Richiede una riflessione e cura particolare per impostarla nel modo più appropriato.

• Per ben avviare e condurre la missione sono indispensabili l’adesione sincera e il coinvolgimento effettivo del Consiglio pastorale parrocchiale e di tutti gli altri operatori pastorali, incontrati dal responsabile della missione, come pure le associazioni, i vari gruppi e movimenti presenti nella parrocchia.

È bene tener presente e vigilare perché ci può essere chi, per paure consce o inconsce, per latente sfiducia, scarso fervore o per altri motivi, manifesterà dubbi, critiche, disinteresse, e non sarà ben disposto ad accogliere la missione. Evangelizzare è sempre opera di Dio e due cose possono bloccarla: il peccato e la paura. Il peccato è di dire:

non serve a nulla.

Si entrerà con piena convinzione nello spirito della missione se essa sarà percepita, nella luce della fede, come un appello dello Spirito Santo e un dono da offrire al nostro popolo.

• Meritano d’esser considerate con particolare attenzione:

– la famiglia

– i non praticanti e i giovani, due categorie difficilmente raggiungibili. Per loro vanno studiati modalità specifiche di invito, luoghi di incontro, proposte, contenuti, linguaggi, secondo quando ci suggeriscono i Vescovi: Ci pare opportuno chiedere per gli anni a venire un’attenzione particolare ai giovani e alla famiglia (n. 51.)

La preparazione non deve essere né troppo prolungata (rischia di produrre tedio e di stemperare il senso di novità), né affrettata (rischia l’improvvisazione). In genere, è indicato un periodo di circa due anni, soprattutto allo scopo di ben preparare il parroco e la comunità. A tale scopo è riservata una domenica per l’annuncio della missione, e si invita a pregare in ogni messa della domenica con la preghiera della missione.

• Viene proposto con cura il tema, espresso in una frase biblica o un motto (Zaccheo, i due discepoli di Emmaus, la samaritana). Risulta di grande efficacia far dipingere o scegliere una icona ispiratrice, da esporre in chiesa, nel giorno dell’apertura delle missioni, e riportala nei vari programmi. Essa può diventare il soggetto di “Lectio divina” nei vari incontri, nelle celebrazioni, di composizioni da parte dei ragazzi ecc.

• Viene ben curato l’annuncio della missione, presentandone con intelligenza la forma, la modalità, il contenuto, in modo che sia ben recepita nel suo aspetto positivo e susciti il desiderio di una nuova e forte esperienza di fede. Si deve fare in modo che l’annuncio arrivi a tutti con i mezzi più opportuni, includendo istituzioni pubbliche, luoghi di lavoro, ecc. Si promuove la preparazione spirituale e l’intercessione. A questo scopo è bene comporre una preghiera speciale: proporre l’adorazione eucaristica, la recita del santo Rosario, un pellegrinaggio, coinvolgere un monastero di clausura, ecc. I malati siano opportunamente invitati a pregare e a offrire le loro sofferenze per il buon esito della missione.

• Si esamina l’opportunità di articolare la parrocchia in vari settori, prevedendo per ciascuno l’animazione e la formazione di Centri di ascolto.

La Comunità cristiana deve diventare missionaria

Si invitano i fedeli laici a offrire la loro collaborazione alla missione assumendo il compito di evangelizzatori. Il concilio Vaticano II dichiara: ( «I laici… nutriti dell’attiva partecipazione alla vita liturgica della propria comunità, partecipano con sollecitudine alle opere apostoli che della medesima; conducono alla Chiesa gli uomini che forse ne vivono lontani; cooperano con dedizione generosa nel comunicare la parola di Dio» (Apostolicam actuositatem, n. l0). L’Esortazione apostolica Christifdeles laici dice al riguardo: «I fedeli laici, proprio perché membri della Chiesa, hanno la vocazione, la missione di essere annunciatori del Vangelo» (n. 33). E devono tendere a essere soprattutto dei testimoni, perché l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 41).

[Fonte: Centro di Evangelizzazione Frati Minori Cappuccini di Portogruaro].